Cosa si intende per biologico?

L’agricoltura biologica è un sistema di produzione che sostiene la salute del suolo, degli ecosistemi e delle persone. Si basa su processi ecologici, biodiversità e cicli adattati alle condizioni locali, piuttosto che sull’uso di input con effetti negativi. L’agricoltura biologica combina tradizione, innovazione e scienza a vantaggio dell’ambiente condiviso, promuove relazioni eque e una buona qualità della vita per tutti i soggetti coinvolti. – Assemblea Generale IFOAM, 2008

L’agricoltura biologica è quindi un sistema globale di produzione, a largo spettro, che privilegia la gestione razionale delle risorse interne all’azienda piuttosto che l’inserimento di elementi esterni. Gli input esterni sono, ad esempio, i prodotti di sintesi e gli organismi geneticamente modificati. Questo tipo di agricoltura è ideato allo scopo di salvaguardare l’ecosistema, la diversità biologica, e a ridurre l’inquinamento. Nell’agricoltura biologica anche la manipolazione dei prodotti agricoli tende a mantenere il più possibile l’integrità e le qualità del prodotto.

I principali obiettivi dell’agricoltura biologica, così come sono stati definiti dalla Federazione Internazionale dei Movimenti per l’Agricoltura Biologica (IFOAM), sono:

  1. Trasformare il più possibile le aziende in un sistema agricolo autosufficiente attingendo alle risorse locali.
  2. Salvaguardare la fertilità naturale del terreno.
  3. Evitare ogni forma di inquinamento determinato dalle tecniche agricole.
  4. Produrre alimenti di elevata qualità nutritiva in quantità sufficiente.

L’agricoltura biologica è l’unica forma di agricoltura a disporre di uno specifico quadro normativo a livello nazionale e comunitario. All’interno dei singoli stati, enti autorizzati certificano e monitorano le aziende biologiche seguendo le linee guida internazionali.

In Italia, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali autorizza diversi enti certificatori che lavorano per autorizzare e poi monitorare le aziende nella loro pratica biologica. Questo implica controlli sui documenti, sui terreni, sulla vegetazione e sui prodotti, attraverso analisi fatte da laboratori terzi.

Dal metodo al lavoro

A parte le definizioni e i tecnicismi, cosa significa tutto questo per noi e come si traduce nel lavoro quotidiano in azienda? In cosa si distingue il vino biologico?

In primo luogo le sostanze di sintesi utilizzabili in vigna sono ridotte a rame e zolfo, e comunque in misura ridotta rispetto all’agricoltura tradizionale. Si possono usare però derivati naturali come estratti di alghe e infuso di ortica.

Per tenere sotto controllo le erbe sono consentiti solo mezzi meccanici, come taglio o estirpazione, non chimici.

Queste differenze comportano innanzitutto il mantenimento dell’ambiente naturale e la protezione della fauna: una vigna biologica è un ambiente accogliente per gli insetti, che  tra l’altro aiutano la coltivazione grazie alle azioni di impollinazione e predazione di organismi infestanti.

Oltre che nella gestione della vigna, le differenze sono anche nella raccolta e nella vinificazione: il massimo della produzione della vigna è minore che nel metodo tradizionale: questo limita la coltivazione intensiva e aumenta la qualità del prodotto.

Nella vinificazione sono vietate tutta una serie di pratiche che alterano la naturalità del prodotto, termiche e chimiche. Sono consentiti i solfiti, ma in misura ridotta.

Alcune cifre:

I solfiti consentiti sono 100 mg/L nei vini rossi, 150 mg/L nei vini bianchi: per entrambi 50mg in meno rispetto ai vini tradizionali.

Il risultato di questo lavoro è una coltivazione che preserva il più possibile l’ambiente e un prodotto più salubre.